È DURO CRESCERE IN UN AMBIENTE OSTILE: NASCE LA PSICOLOGIA LGBT E PER RAZZA

È DURO CRESCERE IN UN AMBIENTE OSTILE: NASCE LA PSICOLOGIA LGBT E PER RAZZA

Il razzismo e la LGTBifobia sono ancora presenti nella società, come denunciato da associazioni come SOS Razzismo nei rapporti prodotti annualmente. Questa discriminazione spesso influenza la salute mentale delle persone di altre razze o LGTBI. Di fronte a questa situazione, alcuni professionisti della psicologia stanno ampliando la loro formazione per incorporare una prospettiva razziale e di diversità sessuale di genere.

Gli psicologi Gabriel J. Martín e Yania Concepción

Come altre persone che soffrono di ansia o depressione, Adela G. (24 anni) ha deciso di chiedere aiuto psicologico. Per due anni ha visitato diversi specialisti che, come dice lei stessa, non sembravano aiutarla. "Uno mi ha addirittura diagnosticato nel giro di cinque minuti un disturbo della personalità borderline", un disturbo mentale complesso che comporta un comportamento instabile e frequenti sbalzi d'umore.

Nessuno di loro riusciva a vedere che le emozioni che Adela stava vivendo erano il risultato di una complessa lotta personale per definire la sua identità di genere e il suo orientamento sessuale. Infine, su raccomandazione di un'amica, la giovane donna di Madrid è finita a visitare uno psicologo specializzato nella cura delle persone LGBT. "Mi ha accompagnato nel processo di ricerca della mia identità ed è stata abbastanza rassicurante quando mi ha detto che non avevo quel disturbo", dice Adela.

Anche Massiel Valdez (30 anni) sta cercando il suo posto nel mondo e lo fa con l'aiuto di un altro psicologo che lavora dal punto di vista razziale che ha conosciuto tramite amici. "È molto difficile crescere in un ambiente discriminatorio, sentirti sempre diverso ti fa sentire molto solo", dice Massiel, ricordando la sua infanzia in Europa - dove è arrivata dalla Repubblica Dominicana all'età di sette anni - "Nella mia scuola ero l'unica bambina di un'altra razza e subivo continue prepotenze, anche di fronte ad adulti che non facevano niente". Solo la dottoressa Yania Concepción, anche lei della Repubblica Domenicana, ha saputo aiutarla.

Il razzismo e la LGTBifobia sono ancora presenti nella società, come denunciato da associazioni come SOS Razzismo nei rapporti prodotti annualmente.  Questa discriminazione spesso influenza la salute mentale delle persone di altre razze o LGTBI. Di fronte a questa situazione, alcuni professionisti della psicologia stanno ampliando la loro formazione per incorporare una prospettiva razziale e di diversità sessuale di genere.

Sebbene qualsiasi professionista possa essere adeguatamente formato, gli psicologi consultati per questo articolo appartengono al gruppo per il quale forniscono assistenza psicologica. Le loro esperienze personali gli hanno fatto capire la necessità di offrire una terapia specializzata. "L'appartenenza al gruppo permette di avere più empatia con queste realtà", dice Cristina Pineda (38 anni), psicologa LGTBI della clinica CEPSIM. Tuttavia, questa appartenenza non garantisce il corretto trattamento dei pazienti. "Bisogna formarsi, acquisire strumenti, imparare concetti di base come il fatto che non si sceglie l'orientamento sessuale o che l'identità di genere si costruisce", aggiunge Cristina. 

Di cosa si occupano queste terapie?

È comune trovare la paura o odio verso la propria transessualità o omosessualità nei colloqui con persone LGBT. Jordi Gómez (47 anni) lo ha vissuto in prima persona quando ha scoperto, dopo molti anni di matrimonio con una donna, e con due figli nati da quel matrimonio, di essere gay. "Sono entrato in depressione per questo motivo, e non sono stato in grado di accettare la mia omosessualità o di vedermi in relazione con altri uomini", dice lo stesso Jordi.

Come spiega lo psicologo Gabriel J. Martín, specializzato in psicologia affermativa (così è ufficialmente conosciuta la terapia con i pazienti LGBT) per uomini omosessuali a Barcellona, "l'omofobia interiorizzata si riflette in vari modi: non essere a proprio agio con se stessi, i rapporti con gli altri, la mancanza di fiducia... l'autostima di queste persone ne risente molto e lo vediamo durante un colloquio".

Dopo diverse sedute con la sua psicologa LGBT, Jordi è riuscito ad accettare la sua omosessualità; era allora il momento di comunicarlo alla sua cerchia più vicina. "Ho lavorato molto su questo aspetto con il mio psicologo. Ricordo che mia madre la prese male. Dopo diversi anni ancora non lo accetta, ma quelli che mi hanno davvero sorpreso sono stati i miei bambini di nove e sette anni. L'hanno presa in modo molto naturale, mi hanno dato una lezione di tolleranza", dice Jordi emotivamente, che ora vive con il suo partner e conduce una vita "completamente normale, grazie a questa terapia".

Le consulenze di coppia sono molto comuni anche nelle terapie LGBT specializzate. Estela García (28 anni) ne frequenta una da settembre. Viene per imparare alcune cose su come gestire la sua relazione di coppia. "Con il mio psicologo lavoriamo per identificare i comportamenti di relazione sterotipica, generalmente basati sul sistema eterosessuale. La mia intenzione è quella di correggerli in modo da poter vivere una relazione con la mia ragazza lontano da questi stereotipi", dice. "Ma ci occupiamo anche di altre questioni più generali, come il mio adattamento alla città, o di come non trovare un lavoro mi stia influenzando.

Come spiega la psicologa Ana Adán della clinica spagnola "Tú y yo psicólogos LGBT (Tu ed io psicologi LGTB)", le relazioni psico-affettive delle coppie omosessuali sono diverse da quelle delle coppie eterosessuali. "Le coppie omosessuali si sviluppano in assenza di modelli, vivono in contesti omofobici, sono soggette a una visione esterna piena di stereotipi e al loro interno c'è quella che chiamiamo disparità omofobica, che sottopone le coppie omosessuali a più difficoltà, stress e conflitti rispetto alle coppie eterosessuali", spiega Adam.

Anche quando si parla di relazioni gay, Adam trova dinamiche diverse tra gay e lesbiche. "Le donne ricevono ancora un'educazione in cui viene data grande importanza all'essere in una relazione, il che significa in una coppia in una relazione lesbica le componenti possono viverla con più dipendenza, intensità, iperprotezione, eccessiva conoscenza dell'altro e comunicazione eccessiva", dice Adam.

Un'altra questione che spesso emerge in terapia è quella della violenza intra-genere, che Adam chiama "il grande invisibile". Si tratta di una questione delicata all'interno dell'attivismo LGBT, poiché la violenza tra persone dello stesso sesso è stata spesso usata "per delegittimare e offuscare la lotta" contro la violenza maschile. Ma entrambi gli psicologi specializzati, come Ana Adán o Paula Alcaide, o le persone che l'hanno subita, concordano sulla necessità di non nasconderla.

Come fa uno psicologo a specializzarsi in terapia LGBTI o antirazzista?

Non ci sono molte opzioni professionali per specializzarsi nella cura delle persone di altre razze, né ce ne sono molte per le tematiche LGBT.

La psicologia affermativa LGTBI non ha una formazione ufficiale e universitaria nei paesi non anglofoni, anche se negli ultimi anni è sempre più frequente trovare corsi specializzati in psicologia affermativa nella diversità sessuale e di genere offerti da associazioni o istituzioni come il Colegio de Psicólogos de Madrid. In Italia non vi è nulla al rispetto. "La formazione avanza al ritmo della società, qui c'è ancora molto da fare in termini di riconoscimento e normalizzazione della diversità sessuale e di genere", dice Cristina Pineda.

Questa formazione si basa solitamente sulle linee guida stabilite dall'IPsyNet (International Psychology Network for Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, e Intersex Issues), una rete creata dall'American Psychological Association (APA, l'associazione psicologica statunitense). L'istituzione americana è stata la prima a promuovere la psicologia affermativa negli anni Settanta, raccomandando ai professionisti della salute di smettere di trattare l'omosessualità come una malattia, anche se l'Organizzazione Mondiale della Sanità non l'avrebbe rimossa dalla sua lista di malattie mentali fino a quasi due decenni dopo, nel 1990. La transessualità è rimasta in quella lista fino al 2018.

FONTE: https://verne.elpais.com/verne/2020/05/14/articulo/1589438991_464630.html

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