Quando nacque nel 1585 gli fu dato il nome di Catalina de Erauso. In
giovanissima età fu internato in un convento, dove il suo carattere
rissoso gli creò seri problemi. All'età di 15 anni fuggì vestito da
ragazzo dopo aver tentato di sedurre diverse novizie.
Il suo
aspetto non era affatto femminile, infatti adottò sempre nomi maschili
(Pedro, Francisco, soprattutto Antonio) e condusse una vita da uomo. Entrò in servizio in diverse fattorie dove cercava di
conquistare le fanciulle e finiva per litigare con tutti i ragazzi.
Alla
fine si recò in America, percorse il continente da Cartagena de Indias
al Cile facendosi coinvolgere in molti combattimenti. Entrò come
soldato nell'esercito e partecipò alla guerra di Arauco nel 1623. Dopo molte controversie e la fuga da una possibile esecuzione,
tornò in Spagna dove Filippo IV lo ricevette e gli concesse il titolo di
monaco alfiere. Visitò anche Papa Urbano VIII che gli diede il permesso
di continuare a vestirsi da uomo.
Dalla sua visita in Italia è
giunto fino a noi un aneddoto che si trova nelle sue stesse memorie:
"Passeggiando per il porto di Napoli, alcune ragazze accompagnate da
alcuni ragazzi volevano prenderlo in giro chiamandolo al femminile dicendo: "Signora Catalina,
per ove s'incammina?" Al che lui rispose: "A dare a voi signore puttane
una sculacciata e alcune coltellate a chiunque osi difendervi".
Grazie
alle sue memorie abbiamo uno dei casi meglio documentati di
transessualità maschile. Gli storici lo descrivono come una "donna"
molto virile, Antonio de Erauso ha sempre usato un linguaggio maschile,
con una voce roca e profonda dai toni virili e concisi. Inoltre, parlava
al femminile solo in casi disperati, momenti di angoscia suprema,
quando aveva paura e aspettava con ansia la morte all'inferno. Si dice
che sia fuggito dall'altare per paura che la sua identità venisse
scoperta.
Osservatori dell'epoca scrivono: "Era di grande statura e non era molto aggraziato
fisicamente, mancando le tipiche caratteristiche sessuali femminili".
Alcuni autori affermano che il seno era scomparso fin dalla più tenera
età a causa di molti rimedi per asciugarlo e renderlo piatto, simile a
quello di un uomo.
Dopo aver scritto o dettato le sue memorie in
Spagna, tornò in Messico con il nome di Antonio de Erauso. Lì, da uomo
libero, si dedicò ad attività legate al trasporto e morì nel 1650 a Quitlaxtla
(Messico). La sua autobiografia impiegò quasi duecento anni per essere
pubblicata e da quel momento fu diffusa l'idea di una donna litigiosa,
solo in pochi casi fu indicata la possibilità che si trattasse di una
donna lesbica e mai di una persona transessuale, che invece era in realtà.
Don Antonio de
Erauso era una persona che si sentiva uomo, usava sempre nomi maschili e
persino il re, Felipe IV, e il papa, Urbano VII, lo autorizzarono a
usare il titolo di monaca alfiere e a indossare abiti maschili.
Nonostante questo, gli storici usano ancora il nome con cui fu
battezzato e con il quale non si sentì mai identificato.
La sua lunga autobiografia si può leggere interamente QUI (lingua spagnola arcaica), un messaggio lasciato da un trans F to M che arriva a noi dal lontano secolo 17º.
FONTE: https://leopoldestape.blogspot.com/2014/07/don-antonio-de-erauso-la-monja-alferez.html
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