NATALE: PERCHÉ LE RIUNIONI DI FAMGILIA SONO UNA BRUTTA ESPERIENZA QUANDO SEI GAY?

NATALE: PERCHÉ LE RIUNIONI DI FAMGILIA SONO UNA BRUTTA ESPERIENZA QUANDO SEI GAY?

Dal doverti interrompere quando è il momento di baciare il tuo ragazzo al sopportare le battute omofobiche di tuo cognato. Perché il Natale in famiglia è più brutto quando si è gay (e come sopravvivere al prossimo).

Ne abbiamo parlato con Gabriel J. Martin, pioniere della psicologia gay affermativa (di cui abbiamo parlato in questo articolo) e autore, tra gli altri, del libro "Quiérete mucho, maricón" e anche con Rubén Serrano, giornalista e scrittore specializzato in libri LGTBI+.

Parliamo di una realtà quasi impalpabile che riguarda i periodi natalizi: perché le riunioni di famiglia sono molto più brutte quando si è gay. "Sono quelle date in cui, mentre trasmettono in televisione le cose più melense, i fidanzati si trasformano in amici per non far venire un `infarto´ al nonno, o dove  ognuno nella coppia sta separato e solo con con la sua famiglia perché `passiamo queste feste in pace, te lo chiedo per favore, è una giornata con la famiglia´. Si può pensare che stiamo esagerando, che possiamo già sposarci e adottare, che ormai non ci censuriamo quando vogliamo baciarci in pubblico, ma questo è il primo discorso contro cui dobbiamo lottare. [L'articolo è stato tradotto dallo spagnolo, qui in Italia solo unioni civili, zero adozioni e baciarsi in pubblico a volte essere complicato. - N.d.T.]

L'omofobia va anche oltre. L'omofobia è il doversi interrompere quando si stringe la mano al proprio compagno in modo che il resto degli ospiti non si sconvolga. Ci spiega lo psicologo Gabriel J. Martin "Prima di tutto, dobbiamo porci una domanda: perché facciamo coming out? Perché diciamo agli altri che siamo omosessuali? Rispondiamo al bisogno umano di ognuno di noi di poterci esprimere così come siamo quando siamo circondati da persone che si presume siano i nostri cari. E qual è la differenza tra persone care e semplici conoscenti? Che con una semplice conoscenza si parla di cose superficiali ma con un buon amico di argomenti personali e intimi".

Con questa riflessione, Gabriel ci aiuta a inquadrare l'importanza di condividere come siamo, anche il nostro orientamento sessuale, nell'ambiente familiare e amicale. "Fare coming out è fondamentale per il benessere psicologico. Non poterlo fare ha una ripercussione estremamente negativa, e siccome non vogliamo promuovere comportamenti dannosi, promuoveremo quelli benefici: mostrarci così come siamo naturalmente ed essere visibili".

Nonostante questa grande verità, condividere la nostra omosessualità (e viverla naturalmente dopo averlo fatto) con la nostra famiglia e i nostri amici rimane difficile per molte persone.Perché questi festeggiamenti possono essere così dolorosi e scomodi?

Commenti offensivi e censura

"Ci sono due aspetti da considerare. Da un lato, che l'ambiente familiare sia omofobico e/o che tu non abbia ancora fatto coming out, anche se magari stai già in coppia. D'altro canto, si tratta di tornare in un quartiere, una città o un paese dove hai trascorso nell'adolescenza anni di solitudine e violenza. Rivivere un'esperienza traumatica richiede molti sforzi, ed è comprensibile", spiega lo psicologo.

"Per molte persone LGBTI+, gli eventi natalizi possono essere fonte di angoscia e di ansia perché comportano il doversi esporre a commenti omofobici, e per evitare conflitti, molti scelgono di chinare la testa e annuire, e di conseguenza, ciò genera un disagio che si accumula", aggiunge Rubén. "Ci sentiamo indifesi in un ambiente ostile, e senza alleati a tavola sentiamo come la supremazia eterosessuale ci attacca. Ci ripetono tra battute, brindisi allo champagne e abbuffate varie che ai loro occhi siamo inferiori. E' un'omofobia da manuale".

Potremmo definire quelle situazioni a cui Serrano fa riferimento in due parti: la prima, commenti e/o battute omofobiche (`fai quello che vuoi, ma in privato´); la seconda, censura di manifestazioni d'affetto, baci, carezze (`non davanti ai bambini´).

Gabriel J. Martin ci aiuta a neutralizzare (e relativizzare) questi messaggi. "Se parliamo di questioni di natura sessuale, possiamo dire che nessuno trova piacevole immaginare una persona cara in una situazione esplicitamente sessuale". Lo psicologo si riferisce a quel tipo di espressioni che influenzano il disagio generato dal sesso gay. `Che lo facciano nella loro stanza´. `Non mi interessa con chi va a letto la gente´. Dovresti rispondere alla persona che ti ha detto questo: `Neanche a me piace immaginarti mentre fai sesso con tua moglie o tuo marito´: anche l'umorismo può aiutare a risolvere momenti imbarazzanti.

In altri casi si tratta di manifestazioni d'affetto. Per esempio, un bacio o un tocco da parte di due gay può causare più sorpresa o irritazione di quando avviene se fossero stati etero. "Se qualcuno censura un bacio tra una coppia gay, il problema è della persona che lo censura, non nostro. In queste situazioni, puoi dire chiaramente: `se ti senti libero di dare un bacio a tua moglie o a tuo marito quando festeggi il Natale, posso farlo anch'io´", dice Gabriel.

Autocensura e omofobia interiorizzata

C'è un altro interessante dibattito che riguarda l'autocensura che noi persone LGBT+ ci imponiamo non solo quando si tratta di dimostrare affetto al nostro partner, ma anche quando si tratta di comportarci per come siamo realmente.

"In questi incontri familiari siamo molto sensibili alle critiche e molti uomini gay non si comportano in modo naturale, assumono espressioni di genere che sono archetipiche degli uomini, non solo tipicamente eterosessuali, ma maschiliste, perché ciò che viene punito è un'espressione di genere più femminile nel caso degli uomini gay o più maschile nel caso delle donne lesbiche", dice Gabriel. "Non è che cerchiamo di essere come gli etero, ma come gli etero che si attengono a questi stereotipi: l'archetipo dello sportivo a cui piace il calcio, il donnaiolo e così via".

Dobbiamo anche imparare a mettere in discussione gli atteggiamenti che cercano di censurarci attraverso la manipolazione emotiva. `Il nonno avrà un infarto´. Sono argomenti perversi perché perpetuano l'omofobia. Forse tuo nonno è molto maschilista, molto omofobo, è da 75 anni che dice che preferirebbe avere un figlio morto piuttosto che un figlio frocio. Sì, si arrabbierà, ma è lui che deve correggersi", dice Gabriel.

"Quello che la famiglia dovrebbe dire al nonno è che non deve essere arrabbiato con il nipote che è gay e che non ha alcun problema. In questi casi, siamo la punta dell'iceberg di un intero sistema familiare dove il nonno impone il suo maschilismo e la sua omofobia e nessuno ha il coraggio di dirgli che non è il caso", continua. Un altro tipo di manipolazione emotiva è dire: `Non baciatevi davanti ai bambini.´ La risposta più adeguata è: `Pensi che al bambino gli piacerà o sarà omosessuale se bacio il mio ragazzo davanti a lui? Che concetto di omosessualità hai?´"

"Non devi rinunciare alla bellezza delle riunioni familiari natalizie. Fai coming out in primavera, durante le vacanze estive: dai un bacio al tuo fidanzato davanti ai bambini e per Natale tutti si saranno abituati", propone lo psicologo. Sottolinea un altro problema che abbiamo segnalato prima: l'autocensura e, a volte, l'omofobia interiorizzata. Spesso siamo noi che smettiamo di fare le cose che pensiamo possano offendere gli altri o cambiamo il nostro comportamento per non sentirci a disagio o anche perché ci vergogniamo.

Consigli per prendersi cura di noi

"Se ci censuriamo davanti alla nostra famiglia, è perché si attiva l'istinto di sopravvivenza". A nessuno piace essere umiliato o messo in difficoltà e abbiamo tutto il diritto di autocensurarsi se non siamo pronti a combattere l'omofobia. Questo è essere premurosi con noi stessi. In una società reazionaria ed omofobica, dobbiamo badare a noi stessi. Non dobbiamo sentirci in colpa se decidiamo di non rendere visibile che siamo omosessuali", sostiene Serrano.

"L'omofobia interiorizzata influisce in tutto ciò. Se ho interiorizzato l'omofobia, crederò che mostrare il mio affetto per il mio compagno non è una cosa bella come quando lo fa mia sorella. Crederò al fatto che se dico a mio nonno che sono omosessuale ne farà un dramma e gli verrà un infarto. Crederò di non avere il sostegno della famiglia perché capisco che, essendo omosessuale, è normale che la gente si comporti male con me", illustra Gabriel J. Martin.

"Le persone che hanno privilegi perché non subiscono discriminazioni si trovano a loro agio nella loro posizione e non cambieranno per volontà, quindi abbiamo il compito di prendere l'iniziativa per esigere questi cambiamenti. Come? Non solo a Natale. È un lavoro che dobbiamo fare ogni giorno. Consiste nel parlare, nel fargli vedere i loro errori, nel farli ragionare, nel fare un po' di pedagogia... Non è facile perché non è una cosa che avviene velocemente, ma cambiare i pregiudizi e le percezioni degli altri richiede tempo", sottolinea.

Cercare di superare l'autocensura, lavorare per renderci visibili alla nostra famiglia durante tutto l'anno, è un consiglio fondamentale per rendere questi incontri, i festeggiamenti natalizi, così accoglienti come dovrebbero essere. "Se c'è una situazione scomoda, ma non è aggressiva, forse si può risolvere con battute umoristiche al riguardo. Se il contesto è più aggressivo, dovremmo essere risoluti sul fatto che dobbiamo essere rispettati come persone. "Siete omofobici? Ok. Non cambierete? Ok? Vorrei avere una famiglia migliore, ma questa è quella che ho? Ok. Ma dovete rispettarmi", raccomanda Gabriel.

Serrano ci consiglia qualcosa di leggermente diverso, ma simile con alcuni punti precedenti. "Pensate a voi stessi e ai vostri bisogni. Non si può fare un corso sulla diversità sessuale ad ogni cena. Rispetta te stesso in ogni momento e non sentirti in colpa per eventuali commenti dispregiativi. Ricordati che non sei tu che hai un problema con l'essere gay, sono loro hanno un problema di odio".

FONTE: https://www.revistagq.com/cuidados/articulo/navidad-reuniones-familiares-gay

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1 Commenti

  1. Se si è economicamente indipendenti , le riunioni di " famiglia" non sono certo un obbligo sociale. Quest'anno la pandemia ci è venuta in soccorso!

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